Le pensioni minime sono una forma di tutela economica per molti cittadini italiani che, per vari motivi, non hanno potuto accumulare una contribuzione sufficiente per ottenere un assegno pensionistico più elevato. Per pensione minima si intende un’integrazione che viene riservata alle persone che ricevono pensioni mensili di importo inferiore rispetto ai limiti fissati per legge, indipendentemente dall’anzianità contributiva.
Si tratta di una misura, introdotta con la legge n. 638 dell’11 novembre 1983, di aiuto per le categorie più fragili e che riguarda tutti i trattamenti previdenziali, anche le pensioni anticipate, le reversibilità e le pensioni ai superstiti, quando gli importi erogati non raggiungono i valori minimi previsti dalla legge. Sono escluse, invece, le pensioni calcolate interamente con il sistema contributivo con l’ eccezione Opzione donna. La pensione minima spetta a tutti i pensionati, indipendentemente dalla loro nazionalità o dal loro stato civile. Tuttavia, i pensionati stranieri che non hanno i requisiti per richiedere la pensione minima italiana possono richiedere l’assegno sociale, una prestazione sociale erogata dall’INPS ai pensionati che non hanno sufficienti risorse economiche.
L’importo della pensione minima è calcolato in base all’età del pensionato, al numero di anni di contributi versati e al reddito del pensionato e del suo coniuge. Inoltre la pensione minima viene rivalutata ogni anno sulla base dell’inflazione.
Negli ultimi anni, queste pensioni sono state oggetto di diverse revisioni e adeguamenti, per far fronte alla crescita dei costi della vita e al fenomeno dell’inflazione.
Pensioni minime 2025:
L’adeguamento delle pensioni minime previsto per il 2025 andrà a beneficio di oltre 1,8 milioni di pensionati che rappresentano una fascia particolarmente vulnerabile della popolazione, spesso composta da persone anziane che non hanno altre fonti di reddito. In un contesto di crescente inflazione e di costi della vita in aumento, l’intervento sulle pensioni minime diventa cruciale per garantire un minimo di sicurezza economica a chi percepisce assegni di importo ridotto.
Con l’approvazione della nuova legge di bilancio, il trattamento minimo pensionistico riceverà un ulteriore adeguamento per compensare gli effetti dell’inflazione ed è di carattere transitorio, riferito, cioè, solo all’anno di applicazione dell’incremento. Attualmente, il trattamento minimo base è pari a 598,61 euro e l’incremento previsto è:
- 2,2% per l’anno 2025
- 1,3% per l’anno 2026
Per l’anno 2025 l’importo mensile per le maggiorazioni sociali è di € 8,00 e il limite reddituale massimo è stato aumentato di €104,00.
Per l’anno 2026 la percentuale sarà calcolata al netto del primo incremento perché la seconda percentuale non si somma alla prima.
Gli aumenti si applicano a tutte le mensilità dell’anno comprese le tredicesime ma non sulle quattordicesime e non riguardano i trattamenti di natura assistenziale.
A beneficiare dell’aumento pensioni 2025 risulteranno non solo le pensioni dirette (di vecchiaia, di anzianità, anticipata, ecc.), ma anche gli assegni e le pensioni d’invalidità e d’inabilità, l’assegno e la pensione sociale e le pensioni ai superstiti. Inoltre, i trattamenti che sono limitatamente cumulabili con gli altri redditi, ad esempio l’assegno ordinario d’invalidità e la pensione di reversibilità, subiranno delle riduzioni più basse per effetto dell’incremento delle soglie di reddito.